Campi Salentina - Premio S. Oronzo 2012 La testimonianza
Dal 21 agosto al 1 settembre 2012 la Città di Campi Salentina ha rinnovato con un lungo e intenso programma di festeggiamenti religiosi e civili la sua devozione nei confronti del santo patrono, Sant’Oronzo, che pagò con la vita il suo abbandono del paganesimo e la scelta di seguire la strada indicata da Cristo, e la cui intercessione fu salvifica per i leccesi, che furono liberati dall’epidemia di peste di due secoli fa. Nell’ambito dei festeggiamenti, da ormai 7 anni, viene assegnato il “Premio Sant’Oronzo” ad un campiota che si è particolarmente distinto nella sua attività; quest’anno la scelta degli organizzatori è caduta su fra Francesco Monticchio, per il suo ultra decennale impegno missionario in Mozambico. A lui sono stati dedicati due momenti distinti: giovedì 30 agosto è stato il momento della testimonianza e sabato 1 settembre quello della premiazione. Giovedì 30, dopo la celebrazione eucaristica da fra Francesco presieduta nella chiesa matrice di Campi Salentina, la sua figura è presentata alla comunità da una serie di slide con alcune sue foto, che raccontano la sua intensa vita. Sullo schermo scorrono le immagini di fra Francesco bambino con i genitori, dai quali ha ricevuto lo spirito francescano, e i fratelli (manca la sorella Nicoletta, già suora, che certamente molto influirà sulle sue scelte future); e poi eccolo a 12 anni seminarista a Francavilla Fontana; e quando il 30 marzo 1968 viene ordinato sacerdote; e il momento in cui, nel 1970, gli viene consegnato il crocifisso, simbolo della Missione cui dedicherà 28 anni della sua vita. Un’avventura, fatta di sacrificio e duro lavoro, condivisa con i confratelli padre Benito e padre Camillo e vissuta sull’esempio di un grande maestro, padre Prosperino Gallipoli. E così, per farsi conoscere e accettare, “si tuffa” nella gente dando aiuto e collaborando alla realizzazione di qualsiasi cosa che contribuisca al passaggio dalla sopravvivenza allo sviluppo; lavorando e soffrendo con loro, rispettando le loro credenze, impara la loro lingua e la loro cultura e comincia l’evangelizzazione. Per veicolare meglio il messaggio evangelico, cura la stampa del nuovo testamento in lingua chisena e traduce un catechismo in lingua makonde. Sullo schermo scorrono le immagini dei tanti progetti realizzati: il soccorso alle popolazioni distribuendo beni di ogni genere giunti dalla sua Campi; la realizzazione di pozzi per le prime necessità e per irrigare i campi; la costruzione di 5 chiese nei villaggi della sua Missione di Nangololo; la realizzazione di scuole fino al livello secondario, di un laboratorio odontotecnico, di uno studio fotografico, di una radio, di un mulino ... E le immagini che ricordano anche i brutti momenti vissuti in quegli anni: l’uccisione, durante la guerra civile, di tre confratelli nel lunedì dell’Angelo del 1989: padre Camillo Campanella, padre Francesco Bortolotti e fra Oreste Saltori; sul luogo del loro martirio, Inhassunge, fece costruire una memoria per ricordare la loro testimonianza di amore a Cristo e ai fratelli. il rapimento, sempre a Inhassunge, di P. Giocondo, ricevuto poi, dopo la liberazione, dal papa Giovanni Paolo II. Dopo 28 anni rientra in Italia dove continua, in modo diverso, il suo impegno di missionario di Cristo prima a Scorrano, poi da parroco a Taranto dal 2000 al 2003, quindi dal 2003 al 2009 su e giù per tutta la Puglia come assistente regionale Ofs, e ancora parroco ad Andria dal 2009 al 2012. Impegno che si esprime anche nella cura e collaborazione alla pubblicazione di alcuni libri: I cappuccini di Puglia – 40 anni di cammino in Mozambico (1991), Campi Salentina e il Mozambico. Una settimana per non dimenticare (2006), I Cappuccini a Campi Salentina. Tre secoli di storia, fede e cultura (2008), Giovanni Battista da Campie (2009), Dalla parte degli ultimi. Padre Prosperino in Mozambico (2009), La Provincia dei frati minori cappuccini di Puglia. 5 secoli di storia (2010). Lo schermo si spegne ed è il momento della testimonianza orale di fra Francesco; una testimonianza resa con intensa emozione: il ricordo dei primi momenti di incontro con gente di cui non capiva la lingua e l’invito di Prosperino a “mettersi in ascolto” (“Ti funzioneranno solo occhi, orecchie e cuore”); il dono, con qualche perplessità, del suo abito, non avendo altro, a una donna del luogo che gli aveva chiesto aiuto e l’immagine gioiosa con cui, invece, la donna aveva accolto quel dono; la meraviglia suscitata nei mozambicani quando, al momento di spartire il raccolto della cooperativa agricola da lui creata, si accorsero che non rubava come i “bianchi”, “era un bianco con un cuore nero”! Dal pubblico qualche domanda... La serata della testimonianza si conclude con un applauso caloroso che vuol essere un abbraccio affettuoso a questo campiota “illustre”, che per tanti anni si è donato con amore ai fratelli mozambicani. Rosa Anna Savoia |